Jung Chan - Cigni selvatici
Nel maggio di trent'anni fa la "Harper Collins edizioni" pubblicava il romanzo-autobiografia "Cigni selvatici-Tre figlie della Cina", dell'autrice Jung Chang (Yibin, 1952), che grazie a una borsa di studio, ottenuta nel 1978, fuggiva dalla Cina per andare a Londra, dove da allora vive e lavora.
Si tratta di un testo ponderoso, da intendersi nelle sue diverse sfumature di significato, quindi voluminoso per la mole, laborioso per l'elaborazione, complesso nella struttura, insomma impegnativo. Garantisco, però, che ogni sforzo impiegato nella lettura viene ripagato abbondantemente pagina dopo pagina, sia che si tratti di chi ama leggere o vicende vissute realmente, o un saggio storico-sociale-politico, o l' epopea di un popolo, o ancora storie d'amore, o, infine, sentimenti umani profondi.
Le emozioni tracimano fino alla commozione, alla pietà, al trubamento suscitati dai personaggi: Yu-fang (nonna dell'autrice), poco più che bambina, viene ceduta come concubina sul letto di un signore della guerra da cui ha una figlia, Bao Qin/De-hong (madre dell'autrice), che da giovanissima abbraccia clandestinamente e ciecamente il comunismo, a cui si sacrificherà fino all'inverosimile, da cui sarà sacrificata fino alla disumanità; Jung Chang, che, dopo tante afflizioni e tormenti, nel 1991 con questa sua opera rivela al mondo le atrocità impensabili perpretate da un regime sanguinario; e poi il saggio dottore Xia, secondo marito di Yu-fang e Wang Yu/Shou-yu (padre della scrittrice), figura prometeica, dalla fede comunista indefettibile, tanto che paradossalmente viene internato in un gulag, condannato a un "fading" fisico e mentale tragico e disumano.
Intanto sulla pelle di ogni personaggio scorre la Storia lasciando profonde e inguaribili cicatrici: la guerra civile cinese (1927-1949); la guerra sino-giapponese (1937-1945); la nascita della Repubblica popolare cinese (1949); la grande carestia cinese (1959-1961) la Rivoluzione culturale con le spietate guardie rosse e le loro azioni brutali spinte fino a una inconcepibile lubricità (1966-1976).
Su tutto giganteggia Mao Zedong, che proietta la sua ombra iquietante sulla vita di milioni di poveri cinesi. Da leggere.
Legger, leggere, leggere.
Pippo Lombardo