
Domani nella battaglia pensa a me - Romanzo di Javier Marìas
Dal "Riccardo III" di Shakespeare è tratto il titolo, Domani nella battaglia pensa a me. Ma a quale battaglia si allude? Non certo quella tra eserciti, visto che la vicenda riguarda un amore che definirlo tale è troppo, ma non definirlo tale sarebbe non accettare che probabilmente si sarebbe poturo rivelare un amore, magari profondo. Chi lo sa? Probabilmente non quello di una sera soltanto, per sfida a una routine abbrutente, per gioco intrigante. Il destino, però, ha sabotato le intenzioni dei due amanti possibili, mai tali se non quando una verità, ambigua e sfuggente, per chi rimane, si affaccia sul baratro della morte. Di lei. Di lui un anfanare angoscioso e angosciante, dentro la sua vita, dentro quella di lei, degli altri, per pagine e pagine, come un errante, nel doppio significato di "sbagliare" e di "andare senza posa". Nel primo caso perchè le sue saranno congetture farneticanti; nel secondo caso perchè andrà senza posa lungo un'esistenza indecifrabile. E un interrogativo irrisolto: cosa vuole da me questa vita? Che inganni o che sia ingannato? Che ami o che odi? Che mi camuffi o che esca allo scoperto? E a mano a mano si compone un pazzle, ma non sempre le sagomature delle tessere combaceranno tra loro. Il romanzo potrebbe essere un giallo, ma solo in parte, nell'andamento. Forse è un giallo con qualcosa di più. Le indagini non riguarderanno l'assassino, ma il senso dell'imprevisto, in vite di cui ci siamo fidati troppo, senza accorgerci che viviamo sospesi come funamboli su un filo molto sottile e instabile, sul quale non è detto che resteremo sempre in equilibrio. E quel guardare giù giù, sempre più in basso nel nostro animo, potrebbe produrre rischiose vertigini.
Prosa seducente, a tratti sapientemente melliflua. Fino all'ultima parola "ricordi".
Ah, dimenticavo: l'epilogo a fine romanzo è una lunga riflessione molto significativa di Javier Marìas.
Pippo Lombardo