Perfect days - film di Wim Wenders

Uscito nel 2023, questo film si è imposto all'attenzione della critica a Cannes e non solo,  decretandone lo status di film capolavoro del famoso regista e tra i migliori di tutto il 2023. In poche parole presenta la vita quotidiana e ripetitiva di un giapponese sessantenne che di mestiere lava i rinomati e eleganti bagni pubblici di Tokyo, che fa da sfondo alla vicenda come una quinta spaventevole di strade e palazzi che si accavallano caoticamente in quella modernità alienante in cui vive un'umanità non solo caoticamente ma freneticamente, schiacciata dalle mille ansie quotidiane che risucchiano ogni minimo senso di appartenenza a se stessi. A tutto questo tenta di sfuggire  Hirayama, il protagonista, che al rumore assordante della megalopoli risponde con il suo silenzio ricercato e perseguito con disciplina, supportato dalla soddisfazione (apparente?) che prova nell'aver rifiutato la complessità disturbante metropolitana accettando, invece, e controcorrente una semplicità che si riassume in gesti e piccoli riti giornalieri e poveri nella loro essenzialità che nel messaggio del regista dovrebbero essere fonte di una felicità intima e profonda. Un film che si oppone ai modelli occidentali e capitalistici ricorrenti che veicolano il successo sociale, la vita gaudente fatta di lusso e viaggi costosi verso mete ambite, di ostentazione del proprio status symbol, nonchè di sorrisi che celano depressioni e insoddisfazioni di una vita che ci stritola. Insomma, un film non facile da seguire nel dipanarsi di azioni sempre uguali appena interrotte da incursioni umane, quali quella del collega giovane, della nipote, della sorella del protagonista, che in conclusione ancora una volta consumerà la sua giornata come ha consumato tutte le altre, si suppone dopo aver abbandonato una vita agiata che non abitava più. Eppure quanto fa riflettere il silenzio che domina in tutto il film, la scelta  incomprensibile di Hirayama, la fuga della nipote da una vita insopportabile e l'abbraccio con cui si stringe allo zio. Per non parlare dell'ultima scena in cui Tokyo ancora una volta si sveglia  alle luci di un sole aurorale verso cui  Hirayama si dirige, ma questa volta con gli occhi umidi, a testimoniare un' emozione che non si riesce a interpretare. Sarà questa la sintesi perfetta della poetica felicità che sfugge a tutti noi?

Pippo Lombardo

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