Chiesa degli Agonizzanti e Oratorio del Santissimo Sacramento
di Pippo Lombardo
Carini è la cittadina che ospita queste due meraviglie che con i loro tesori abbagliano lo spettatore. Infatti, parliamo di luoghi sacri abbelliti con grande maestria da abili mani "serpottiane", di indiscussa bravura nel maneggiare lo stucco, rendendolo in forme di starordinaria bellezza, quasi parlanti: angeli, cherubini, virtù e "teatrini" con scene relative al santissimo Sacramento nell'oratorio, mentre nella chiesa quelle mani tessono un ricamo dorato di volute capricciosamente in stile rococò, a cornice di opere pittoriche altrettanto splendide di Filippo Tancredi e Filippo Randazzo e putti e festoni e frutta e altri "teatrini" dedicati alla Madonna.
Di recente questi gioielli sono stati aperti al pubblico, così la loro storia si riaffaccia alla ribalta, restituendo alla contemporaneità una ricca tradizione religiosa locale, legata alla famiglia Marchisi, alla Compagnia del Santissimo Sacramento, voluta dal Barone Vincenzo II La Grua Talamanca, riconosciuta sin dal 1 luglio del 1557. Col passare degli anni, i nobili che vi aderirono numerosi fecero edificare questo luogo sacro e tra il XVII e il XVIII secolo si prodigarono per abbellirne le spoglie pareti, come si prodigarono altresì a diffondere il culto dell’Eucaristia, in contrasto alle eresie luterane, in obbedienza ai dettami del Concilio di Trento. E così al centro dell'arco centrale "esplode" l'apoteosi dell'Eucarestia incarnata dal calice e dall’ostia attorniati da una magnifica corona sostenuta da angeli. La mano abile di stuccatore sarebbe quella di Vincenzo Messina, almeno secondo Donald Garstang (massimo studioso di Giacomo Serpotta), almeno per la maggior parte delle decorazioni, forse anche di mano di Bartolomeo Sanseverino, su disgeni di Procopio Serpotta.
E alla fine della visita non sfugga al visitatore la frase "Cogita quali mensa fruaris" di San Giovanni Crisostomo, la quale campeggia sull'arco, e cerchi di comprendere se trattasi di ammonimento o invito.