Chiesa della Madonna del Carmine

di Pippo Lombardo

Addentrandosi tra le vie e viuzze del centro di Palermo, andando verso il suo cuore più autentico e originario, si giunge in quel quartiere che prende nome di Albergheria, dove in tempi remotissimi si tramanda che i Fenici getterono le prime fondamenta della città. Qui si trova anche il Palazzo Reale, monumento di splendida bellezza e simbolo del potere politico; qui si erge anche la Chiesa della Madonna del Carmine Maggiore, eretta a partire dal 1627, in piena epoca spagnola e sotto la direzione di Mariano Smiriglio, insigne e poliedrico artista (allievo di Filippo Paladini), pittore, ma soprattutto architetto del Senato, carica che gli permise di completare i lavori dei Quattro Canti, fra i primi esempi di architettura barocca in Sicilia, alla morte di Giulio Lasso e di progettare e dirigere i lavori di molte chiese palermitane e non solo, come anche la famosa Porta Felice, l'Arsenale, il Palazzo Pretorio, sede del Comune di Palermo. Del 1814 è la facciata semplice nella sua struttura, appena impreziosita da una scultura della Madonna del Carmelo, opera settecentesca, racchiusa in una nicchia sopra la porta centrale.

Varcata la soglia, ci si trova davanti a una chiesa a croce latina con tre navate separate da 12 colonne, anche questa abbastanza semplice, abbellita da una cupola che svetta sul transetto, con i classici tamburo, volta e lanternino, adornata da quattro statue in stucco, opera di Vincenzo Messina (Mosè, Elia, S. Giovanni Battista e Giona) e da cappelle laterali che non passano inosservate a un occhio un po' più attento per la singolarità delle loro decorazioni in marmo e in alcuni casi per le pregevoli tele poste sull'altare. Fra tutte spiccano due cappelle: quella del Santissimo Crocifisso e qualla della Madonna del Carmine. Poste una di fronte all'altra, ostentano una decorazione barocca di singolare bellezza, non solo per l'impostazione formale delle quattro colonne tortili dorate, per l'impiego di marmi pregevoli, ma soprattutto per la preziosità degli stucchi che seguono l'andamento a spirale delle colonne stesse, stucchi di Giuseppe e Giacomo Serpotta (1684) con scene nel primo caso della Passione di Cristo e nel secondo caso scene bibliche della Madonna. La perizia artistica degli stuccatori, la levigatezza e il candore del materiale impiegato sembrano far splendere su quel colore oro quei corpi tanto curati in ogni minimo dettaglio che danno l'impressione di palpitare, lasciando ammirati visitatori e fedeli. Questa meraviglia e unicità delle colonne tortili di cui parliamo, da sola varrebbe la pena di visitare questo tempio sacro.

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