Così Parlò Bellavista - Film di Luciano De Crescenzo
In Così parlò Bellavista (1984), Luciano De Crescenzo offre uno specchio di Napoli, una città che non è solo un luogo geografico, ma una filosofia esistenziale, una condizione dell’anima. Il film, tratto dal romanzo omonimo, si articola come un mosaico di quadri viventi, dove le piccole storie quotidiane diventano metafore universali di una più ampia riflessione sulla vita.
Il protagonista, il professor Bellavista, incarna il filosofo moderno che, dal suo balcone, osserva e disseziona con saggezza disincantata le dinamiche sociali. Egli non è solo un personaggio, ma un simbolo: Bellavista è Napoli, un crocevia di cultura e sentimento, di fatalismo e resilienza. Attraverso i suoi occhi, la città si trasforma in un palcoscenico dove convivono il tragico e il comico, il sublime e il grottesco, in una danza costante tra l’essere e l’apparire.
Il conflitto tra Bellavista e l’ingegnere Cazzaniga, l’uomo del “Nord” che approda in una Napoli aliena e affascinante, è più che un semplice scontro culturale. È il contrasto tra due visioni del mondo: da un lato, la razionalità calcolatrice, l’efficienza industriale e il culto del tempo come risorsa preziosa; dall’altro, la lentezza contemplativa, la filosofia del vivere che, nel Sud, si fa arte di arrangiarsi, quasi come un moto dell’anima. Questa dialettica, che De Crescenzo propone con leggerezza apparente, è in realtà un’allegoria delle diverse anime che convivono nel tessuto dell’Italia stessa.
Dal punto di vista stilistico, il film si nutre di una narrativa episodica, quasi frammentata, che potrebbe apparire dispersiva, ma in realtà rispecchia la complessità della vita stessa, dove ogni storia, ogni volto, è parte di un tutto organico. È come se il regista, con un tocco da miniaturista, dipingesse una Napoli dove ogni dettaglio è una pennellata di colore, e ogni dialogo una sfumatura d’ironia.
L’uso delle figure retoriche è sottilmente presente nei dialoghi brillanti e carichi di sottintesi, dove l’iperbole si mescola con la litote e il paradosso. Bellavista e i suoi amici non discutono solo di filosofia, ma incarnano un’idea filosofica stessa: la loro ironia è una difesa contro il caos del mondo, il loro umorismo, una chiave per leggere l’assurdità dell’esistenza.
In definitiva, Così parlò Bellavista non è solo una commedia, ma un trattato filmico sull’umano. De Crescenzo, con la sua regia, non ci propone solo un racconto di Napoli, ma un invito a riflettere su cosa significa davvero vivere, soffrire, amare. Il film è una poesia visiva, fatta di sorrisi amari e di risate sincere, che si radica nel cuore dello spettatore come un’eco destinata a perdurare. È un’opera che invita a rallentare, a osservare e, soprattutto, a sentire.
Francesco Vinci