"Ultima cena" di Suor Plautilla Nelli: una storia tutta al femminile
di Pippo Lombardo
Polissena Margherita de' Nelli, nata a Firenze nel 1524, a quattordici anni prese i voti nel convento domenicano di Santa Caterina da Siena (non più esistente, oggi si trova l’edificio che ospita il Comando Militare per il Territorio dell’Esercito Toscano ), passando alla storia con il nome di suor Plautilla. Il primo ad accorgersi del suo talento artistico fu Giorgio Vasari, grande esperto d'arte che nel suo trattato "Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architetti italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri" nell'edizione del 1568, dedica uno spazio a una donna, appunto Plautilla Nelli, suora, miniaturista e pittrice che si distinse nell'aver esercitato l'arte della pittura come autodidatta, vista la sua condizione di donna e soprattutto di religiosa che le impediva di prendere lezioni da maestri pittori per apprenderne i segreti del mestiere. Ma egli sottolinea con ammirazione che, nonostante ciò, dotata di uno spiccato talento naturale, si impose con le sue opere all'attenzione di munifici committenti fiorentini, molti dei quali adornarono le loro dimore con quadri della "pittora", testimoniando quanto ne apprezzassero la bellezza e il valore. Quindi, non è per caso che Plautilla goda del privilegio di essere annoverata, ancora in vita, nel trattato del Vasari tra le uniche quattro donne menzionate come pittrici degne di attenzione assieme a Properzia de’ Rossi (1490 ca.-1530), Lucrezia Quistelli della Mirandola (1541-1594) e Sofonisba Anguissola (1522-1625).
Purtroppo, delle sue prove ne rimangono solo circa 20, tra dipinti e disegni, ritenute di mano dell'artista, la cui fama è soprattutto legata a un'opera davvero straordinaria, "L'ultima cena", oggi custodita nel complesso di S. Maria Novella, restaurata grazie all'instancabile attività di promozione e alle risorse dell' Advancing Women Artists, fondata da Jane Fortune (1942-2018), che opera nel campo dell'arte per ricercare e valorizzare attraverso restauri e esposizioni le opere di donne artiste della Toscana, che spesso sono state destinate all'oblio.
Siamo nel 2015 quando si mette in moto la macchina per reperire i fondi necessari con donazioni che proverranno da molti paesi come Australia, Brasile, Canada, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Filippine, Regno Unito, Stati Uniti e Emirati Arabi. Il programma prevedeva che i donatori adottassero un apostolo: primo fra tutti fu S. Giovanni, ultimo San Simone e non, come verrebbe naturale pensare, Giuda Iscariota, anch'egli restaurato alla pari degli altri in nome dell'arte; mentre il Cristo veniva adottato da un'avvocatessa americana di grido come Donna Malin. Ma questa "Ultima cena" merita la ribalta per diversi motivi: 1) per quanta attenzione ha attratto su di sè, a livello mondiale; 2) per le sue considerevoli dimensioni (7 metri per 2), rappresentando così una tra le opere più grandi mai eseguite da una donna; 3) perchè nessuna pittrice ha osato confrontarsi con un'iconografia che aveva prodotto grandissimi capolavori (basta citare il Cenacolo vinciano); 4) perchè, grazie a un'analisi diagnostica condotta dall’Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione dei Beni Culturali del CNR, è emerso che si tratta di un'opera corale, portata a termine da più mani, individuate anche in base ai diversi livelli di pratica pittorica; 5) perchè l'opera reca la firma di Palutilla, fatto molto insolito per quei tempi, soprattutto per una religiosa, con un'iscrizione: "S. Plautilla - Orate pro Pictora".
E se quest'opera merita tutta l'attenzione che le è stata dedicata, merita altrettanta attenzione suor Plautilla stessa, su cui torneremo più in là.
Chi era? Certamente una donna fuori dal comune, ma non solo per le doti artistiche, per le quali si è guadagnata il primo posto fra le artiste fiorentine di cui ci rimangono delle opere, bensì perchè durante la sua lunga vita monacale, vissuta in modo irreprensibile, assunse la carica di priora per ben tre volte, fondò una bottega d'arte molto attiva (soprattutto riguardo alla produzione di miniature, di opere su rame) e si prodigò per il sostentamento del suo convento, dimostrando grandi capacità manageriali oltre alle grandi qualità umane.