L’inclusione del soggetto Down attraverso la danza paralimpica
di Marco Gervasi
Prima parte
La danza sportiva paralimpica rappresenta un’ottima opportunità di crescita, integrazione e benessere per il soggetto affetto dalla sindrome di Down. Lo studio condotto vuole dimostrare l’importanza della danza e, in generale, dello sport sui soggetti disabili sul piano sociale e psicofisico del soggetto.
Tratteremo brevemente di come e quando nasce la danza sportiva che fonda le sue radici in Svezia grazie ad un esponente della Federazione Disabili Svedese, Els Britt Larrson nel 1975.
Il settore paralimpico, dopo l'organizzazione del primo campionato mondiale ufficiale svolto in Giappone, verrà riconosciuto a livello mondiale solo nel 1998 grazie al riconoscimento da parte del Comitato Internazionale Paralimpico (IPC).
Si parlerà, dunque, delle federazioni nazionali ed internazionali che gestiscono le attività del settore paralimpico con particolare attenzione alla FISDIR (Federazione italiana Sport Disabilità Intellettivo Relazionale) e della FIDS (Federazione Italiana Danza Sportiva) e della relazione che intercorre fra essi regolata da un documento importante firmato dalle due federazioni nel 2017.
Purtroppo la danza paralimpica, ad oggi, non fa parte degli sport estivi-invernali delle paraolimpiadi e prevede gare a livello internazionale (gestite dalla World Para Dancesport) solo per gli atleti in carrozzina e non per atleti DIR (tra i quali i soggetti Down).
Conoscere le principali caratteristiche fisiche, psichiche e i problemi derivanti dalla disfunzione genetica tipica dei soggetti Down rappresenta un punto di partenza fondamentale per la strutturazione dei possibili programmi di allenamento mirati al miglioramento delle capacità coordinative (generali e speciali) e quelle condizionali. Proprio per questo parleremo dell'origine della malattia genetica e gli scienziati che hanno segnato la storia di questa patologia.
Successivamente ci soffermeremo sulla "funzione adattiva" della danza sportiva paralimpica riferendoci ai regolamenti tecnici federali ufficiali FIDS. Parleremo delle varie discipline e specialità alle quali il soggetto Down (appartenente alla categoria DIR) può prendere parte durante le competizioni analizzando i vari stili nelle loro regole, unità competitive, struttura musicale dei brani (BPM e durata) e sistemi di giudizio.
Concluderemo parlando dell'aspetto legato alla socializzazione e all'inclusione del soggetto affetto dalla sindrome di Down attraverso la danza sportiva. I lavori di gruppo, di coppia e in certi aspetti anche quelli individuali rappresentano per il soggetto disabile la possibilità di integrarsi all'interno di un contesto che lo allontana dalla solitudine e dall'isolamento spesso "fisiologico" dettato dalla sua situazione psico-fisica e sociale.
Oggi la danza non rappresenta più solo una disciplina elitaria praticata da soggetti di un certo livello, ma è considerata anche come una vera e propria terapia dalla quale qualsiasi soggetto di qualsiasi età, sesso e genere può trarre benefici. A proposito di questo introdurremo il concetto di “Movimento Danza Terapia (MDT)” e del metodo proposto da Alito Alessi che prende il nome di “danceability”, una tecnica che permette a persone abili e disabili di incontrarsi per danzare insieme, attraverso un percorso di ricerca che sfrutta le abilità fisiche ed espressive di ogni individuo.









