
La pandemia, con tutti le ristrettezze che ha comportato e ancora comporta, ha influito notevolmente sull'amplificazione del disagio giovanile. Infatti, le cronache riportano di adolescenti (e non solo) che hanno reagito e reagiscono a restrizioni e divieti con atteggiamenti "enfatici", di forza (soprattutto fisica) esagerata negli atti esteriori, che manifesta la carenza di una reale forza di pensiero tesa all'elaborazione di sensi convenientemente rappresentativi, di derivazione da "loop mentale sociale" in cui il cervello va in crash.
Emerge così in tutta la sua evidenza un sintomo inconfondibile di "intossicazione esistenziale", di nevrosi, innescata a colpi di decreti da una sorta di astinenza da comportamenti abitualmente proiettati agli eccessi di ogni tipo: dal consumo di beni (spesso suprerflui), alle notti brave, ecc... astinenza che sfocia in atti di violenza contro se stessi, contro gli altri, da soli, in gruppo, ma sempre più splenetici, per provare a "sentirSI", per avere conferma dell'"esserCI". Almeno fisicamente. Quindi lo scontro con gli altri, tentando di sfuggire a quella condizione di "lemures", nuovi schiavi di Mefistofele, oggi travestito da seducente mercato, a cui si tributa una idolatria schizofrenica, mentre famiglie e scuola assistono inermi, lottano con armi spuntate.
Pertanto, mi sembra approriato presentare "L'ospite inquietante (Il nichilismo e i giovani)" di Umberto Galimberti, perchè, anche se sono passati ben quattordici anni dalla sua pubblicazione, mi sembra molto attuale la sua "radiografia" dell'odierno disagio giovanile, e ritengo necessario accogliere i suggerimenti del filosofo per individuare il nichilismo (ospite inquietante) e combatterlo, per prendere coscienza del fatto che non si tratta dell' ucronia di Renouvier quanto ci viene presentato, perchè una realtà può essere modificabile.
Libro adatto a tutti. Indicato soprattutto per chi vive a contatto con i giovani.
Pippo Lombardo