ENRICO V, O IL MANUALE DEL CONQUISTATORE

 

Quattro secoli dopo, vale ancora la pena leggere Shakespeare - è sorprendente trovare spunti di riflessione, messaggi, diverse interpretazioni, sentimenti comprensibili anche a noi nelle sue opere.

Ad esempio, il dramma storico Enrico V colpisce perché solleva tematiche attuali, pur essendo stato scritto per un pubblico inglese di inizio '600. Riassumiamo per sommi capi la trama. 

Il re inglese Enrico apprende i propri diritti sul trono di Francia per discendenza familiare, e dopo il rifiuto del monarca oltremanica, si sente legittimato ad invadere la Francia. Prima di partire per la spedizione, Enrico attira in trappola e condanna a morte i nobili inglesi che avevano cospirato contro di lui e accettato il denaro francese. Una volta in Francia, alla vigilia dello scontro, il sovrano galvanizza le proprie truppe con un discorso incoraggiante:

Se siamo segnati per morire, siamo abbastanza per causare una perdita al paese; e se per vivere, quanto più pochi sono gli uomini, tanto più grande per ciascuno la sua parte di gloria”. Pur in inferiorità numerica, gli inglesi sbaragliano l'esercito francese nella battaglia di Azincourt. Dopo la vittoria, Enrico corteggia e sposa la principessa francese Caterina, e l'opera si conclude con il lieto annuncio del matrimonio.

Apparentemente, l' Enrico V di Shakespeare è una sfacciata propaganda creata per compiacere la monarchia inglese. Ma c'è altro. Leggendo il dramma, ho avuto l'impressione di avere tra le mani un racconto su come conquistare una nazione, su come andare in guerra. Ripercorriamo le azioni di Enrico: creazione di un pretesto per la guerra (le pretese dinastiche), eliminazione delle opposizioni interne, incoraggiamento dei soldati che vanno in battaglia, vittoria militare e compromesso con gli sconfitti per assicurarsi un domino pacifico (in questo caso, il matrimonio). Dietro ai magnifici discorsi di re Enrico su Dio, sul diritto e sulla gloria, scorgiamo un politico abile che, alternando esaltazione, terrore e diplomazia, ottiene quello che vuole.

E Shakespeare, pur esaltando la causa inglese nel dramma, riesce genialmente ad infilare dubbi che distruggono la retorica di Enrico. Infatti, poco prima della battaglia, il sovrano inglese aveva promesso che anche i soldati semplici, anche i poveretti, sarebbero stati ricordati dopo la guerra:

Noi pochi,noi fortunati, noi schiera di fratelli: perché chi oggi versa il suo sangue con me, sarà mio fratello: per umile che possa essere, questo giorno farà nobile la sua condizione”. Ma, dopo la battaglia, l'umore cambia. Ad Enrico viene presentata una lista dei caduti, e dopo aver letto i nomi dei nobili inglesi morti in battaglia, si riferisce brevemente agli altri combattenti uccisi come “nessun altro di nome”.

Nessun altro di nome.

Altro che “fratelli!” I soldati semplici, dopo aver sentito bei discorsi, non verranno ricordati.

Non finisce qui. La notte prima della battaglia, Enrico si traveste da uomo comune, passa del tempo in mezzo alla truppa per verificare il morale dell'esercito, e alcuni soldati, non riconoscendolo, gli confessano liberamente dei pensieri che Enrico non vorrebbe sentire.

Re Enrico: In fede mia, vi dirò cosa penso in coscienza del Re: penso che non vorrebbe trovarsi in altro luogo che non sia in quello in cui si trova.

Bates: Allora vorrei che se ne stesse qui da solo: lui sarebbe sicuro di essere riscattato, e si salverebbero molte vite di poveracci.

Re Enrico: Io stesso ho sentito dire che il Re non vuole essere riscattato.

Williams: Sì, l'ha detto per farci combattere meglio. Ma quando a noi avranno tagliato la gola, lui potrà essere riscattato e per noi sarà finita.

Roko Cupic

L'immagine del film è tratta da Enrico V, di Kenneth Branagh, prodotto nel Regno Unito nel 1989.

 

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