Le ore di Michael Cunningham

Tre sono le protagoniste del romanzo di Michael Cunningham, Le Ore, vincitore del premio Pulitzer nel 1999, da cui è stata tratta la sceneggiatura dell’omonimo film del 2002.
Il libro è un chiaro omaggio a Virginia Woolf, a partire dalla scelta del titolo “The Hours”, titolo della prima stesura del romanzo più noto della scrittrice inglese: Mrs Dalloway.
Cunningham con tratto fermo delinea le fisionomie dei suoi personaggi, rivelandosi acuto indagatore dell’animo femminile, regalando al lettore un romanzo introspettivo e psicologico.
Virginia, Laura e Clarissa abitano luoghi e tempi lontani, conducono vite che sembrano non avere nulla in comune, Cunningham racconta di ciascuna uno spaccato di vita di ventiquattro ore.

È il 1923, Virginia Stephen vive, accudita teneramente dal marito Leonard Woolf, ad Hogarth House, reclusa nel sonnolento sobborgo di Richmond per “la terapia del riposo”, è lontana dalla brillante vita culturale di Londra per tentare di arginare i mal di testa “che non le danno affatto un dolore ordinario”, e che le preannunciano le voci “accusatorie, arrabbiate, deluse”. Virginia scrive, nella sua mente sta prendendo sostanza la creatura letteraria di Clarissa Dalloway, ma è inquieta, vuole tornare fortemente a Londra, è certa che è ”meglio morire impazzendo completamente a Londra che evaporare nell’aria a Richmond”, teme di ricadere nella sua malattia “sono certa che sto impazzendo di nuovo”, accarezza ancora una volta il pensiero del suicidio.

A New York, nell’ ultimo scorcio del ventesimo secolo, Clarissa Vaughan, colta editrice, in una luminosa mattina di giugno esce da casa per comprare fiori: darà una festa per celebrare il conferimento di un premio letterario all’ amico poeta Richard, malato terminale di AIDS.
Clarissa, soprannominata signora Dalloway da Richard, ripercorre in un flusso di coscienza il suo passato, senza rimpianti, ma sempre proclamando il suo incrollabile amore per la vita.
“Perché altrimenti combattiamo per continuare a vivere, non importa quanto compromessi, quanto feriti?(…) ancora vogliamo disperatamente vivere.”

1949, la giovane Laura Brown vive a Los Angeles, ha un marito amorevole e devoto, un bambino di tre anni, Richie, e un altro in arrivo, non le manca nulla per essere felice. Un mattino di giugno, esasperata, getta tra i rifiuti la torta, a suo parere imperfetta, preparata per il compleanno del marito, e dopo due ore trascorse in una camera d’albergo, nell’oblio delle pagine di un libro, "La signora Dalloway ", indossati nuovamente i panni soffocanti della moglie e madre esemplare, si accinge a preparare una seconda torta. Laura vorrebbe gettare la sua vita nella pattumiera, come la torta.
La figura in filigrana che collega le tre vicende è Clarissa Dalloway, protagonista dell’ omonimo romanzo.
Inoltre, Cunningham gioca con continui rimandi e ripetizioni, facilmente rintracciabili nelle pagine dedicate alle tre donne: le rose sul tavolo di cucina di Laura Brown, le rose acquistate da Clarissa Vaughan, la ghirlanda di rose composta dai nipoti di Virginia nel giardino di Hogarth House per il tordo, le rose nel sogno di Virginia; i baci saffici delle protagoniste presenti nei tre racconti. Tema importante è il tempo, nelle ore felici o sofferte, esaltanti o angosciose, ma sempre e comunque tempo della vita
“Le ore” è un libro poetico, inquietante e doloroso, in ultimo positivo e limpido come un mattino di giugno.

Antonella Leonardo

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