
Ancora un esordiente che merita di essere al centro dell'attenzione di Libri&Altrove, Filippo Tapparelli che ha scritto il suo primo romanzo intitolato "L'inverno di Giona". Una storia che da subito ho definito "labirintica", riguardo allo spazio, una piccola comunità montana; riguardo al protagonista freudianamente complesso;"claustrofobica", perchè questa è la sensazione che mi ha accompagnato per tutte le 190 pagine, fitte di mistero, che lascia col fiato sospeso fino all'ultimo, abitato da figure scolpite nelle loro crudeltà, nelle loro paure angoscianti, nelle loro purezze mistiche, sospese tra vita, morte, ricordi che si affastellano confusi senza un confine netto tra realtà e immaginazione, avvolta ogni cosa da una fitta nebbia lattiscente che avvolge quanti si muovono apparentemente senza direzione.
In tutto questo Giona. Ma chi è Giona? Chi lotta contro qualcosa e qualcuno. Contro gli altri e contro sè stesso. Chi titanicamente si sforza di abbattere un simulacro dall'aspetto ambiguamente "cratofanico". Nell'oscillazione dall'apparenza al vero, tutto qui è ambiguo, sfuggente, fino in fondo a quel tunnel in cui, finalmente, Giona si rivela. Finalmente il lettore si acquieta.
E per una struttura così complessa, una lingua "levigata" con attenzione, bravura e sentimento; un lessico lucido che emana bagliori narrativi di una semplicità perseguita con acribìa, a cui si prestano come controcanto una forma sintattica eletta, una forma dialogica trafittiva. Originalità e avvenenza segnano lo scarto con il vieto ma blasonato di certa narrativa che si stanzia spesso tra i titoli di molte librerie.
Pippo Lombardo