
Donna Francesca Savasta, intesa Ciccina - Di Laura Lanza
Lo spazio dedicato a scrittrici e scrittori siciliani lo riserviamo a Laura Lanza. Siciliana non di nascita, ma come tradisce il cognome, per via del padre, per via del forte legame che ha sempre mantenuto con la Sicilia, tanto che il suo primo romanzo è assolutamente siciliano: nella storia, prima di tutto; nella lingua che, senza abusi ma con sapienza, viene contaminata dal dialetto e in certi casi dalla sua struttura sintattica che riecheggia il suono stesso di una cadenza antica isolana, con l'intento ben riuscito di ricreare atmosfere ottocentesche, verità romanzesca dei dialoghi, rappresentazione dei personaggi, ognuno dei quali usa la lingua che lo contraddistingue non solo socialmente, ma soprattutto psicologicamente.
E così la storia scorre in un paese degli Iblei, seguendo le vicende di Ciccina, scaltra popolana, bella e sensuale, levatrice esperta, e il parroco Peppino Gallo, singolare uomo di chiesa, colto, voluttuoso, ambizioso, ma "castigato" a una vita grigia e monotona. Attorno a loro ruotano uomini e donne, di ogni ceto sociale, fotografati nei loro vizi e nelle loro abitudini, dediti al pettegolezzo e al rispetto ipocrita di ogni precetto morale e religioso che garantisca loro la rispettabilità, insomma maschere dietro le quali si nasconde una fragile ma profonda umanità. Su tutto e su tutti quel processo stocastico che è la vita.
Il finale? Inaspettato. E quell'ironia e quel realismo "fatato" che aleggiano nel romanzo, qui strappano ancora una volta un velato sorriso, come ricompensa appagante. La lettura? Una piacevole fatica.
Pippo Lombardo