
Kaputt - Di Curzio Malaparte
Il 9 giugno del 1898, nasce Kurt Erich Suckert, più noto come Curzio Malaparte: intellettuale eccentrico e engagé, scrittore poliedrico e prolifico, vita movimentata, avventurosa e intensa. Protagonista romazesco di una vita vissuta come un romanzo, annoverato tra le voci letterarie più imponenti del Novecento italiano ed europeo, tra mille peripezie scrive "Kaputt" nel 1941, mentre è a Pestcianka, in Ucraina, poi a Smolensk, in Polonia, al fronte, ancora durante il suo soggiorno in Finlandia fino al 1943, quando rientra a Capri, e completa l'ultimo capitolo. Le vicissitudini legate al manosritto di per sè costituirebbero un romanzo a parte.
Il titolo dal suono duro e minaccioso, già prelude alla durezza oscena della crudeltà che circola sanguinolenta tra le righe di questo romanzo. Romanzo?! Non proprio, molto di più. Nell'affabulazione, forse, nella lingua di tono letterario, ancora forse, ma nella sovrapposizione dei piani di lettura è qualcosa di più. Forse saggio, a tratti assume anche l'andamento di una scenggiatura, di un testo teatrale che si inscena nella mente del lettore, inchiodandolo alla croce di una tragedia come la seconda guerra mondiale, lasciandolo pietrificato, bussando con forza alla sua coscienza, per destarla dalla sedazione in cui spesso sprofonda.
Da queste pagine sembra levarsi "Il grido" di Munch, drammatico, assordante, prolungato tanto che perfora l'anima. Non finzione, ma cruda realtà, non cerchi infernali danteschi, ma luoghi reali di un'Europa martoriata, non anime dannate, ma uomini e donne dannati, dominatori o dominati che siano. Un turbinio umano di gente buona e cattiva, semplice e perversa, povera e ricca, umile e potente di cui Malaparte annota accuratamente ogni respiro nel suo taccuino da viaggio, dove il livello massimo della potenza dei dominatori, coincide, ahinoi!, con il livello massimo dell' abbrutimento in cui è precipitata la "civile" Europa. Oggi come ieri "Kaputt" è un monito coraggioso a guardarci allo specchio per non dimenticare! Capolavoro!
Pippo Lombardo