
Mi limitavo ad amare te- Romanzo di Rosella Postorino
“Vedrai che te la caverai, è solo la fine di un amore. Quanti ne ha uccisi, la guerra?”
È una guerra la cui eco ancora oggi rimbomba nella memoria di molti di noi, quella che fa da triste sfondo alla storia narrata in questo romanzo.
Rosella Postorino, già autrice del celebre Le assaggiatrici (2018), torna con il suo stile profondo e diretto, prendendo spunto da eventi realmente accaduti.
Infatti, la storia ha inizio in un orfanotrofio di Sarajevo, è la primavera del 1992, Omar, dieci anni, aspetta che la madre venga a trovare lui e suo fratello Sen, come fa spesso, appena può, schivando mine e cecchini lungo il percorso. Sono passati troppi giorni dall’ultima visita. A ridestarlo dall’attesa carica di angoscia e disperazione, ma soprattutto di incognite che difficilmente avranno delle risposte, c’è Nada, una sua coetanea, molto schiva e introversa, dai grandi occhi celesti e senza un dito, che in un momento di grande sconforto gli offre un gesto gentile di consolazione. A differenza di Omar, Nada non ha una mamma che va a farle visita, convive da sempre con il rifiuto materno, ha solo suo fratello accanto a sé.
Per allontanarli dalla guerra, sempre più spietata e che non accenna a finire, i bambini dell’orfanotrofio vengono messi su un autobus che li porterà in Italia, lontani dalle loro famiglie o da ciò che ne rimane.
Durante il viaggio Nada incontra Danilo, lui ha lasciato la sua famiglia a Sarajevo nella speranza di rivederla un giorno, ma senza la voglia di tornare nella sua martoriata terra. Anzi, covando il desiderio di distaccarsi da tutto ciò che gli ricorda il suo Paese, le sue radici.
Per tutto il tempo Omar vivrà nella convinzione che sua madre sia viva e che da qualche parte li stia cercando. Dello stesso avviso non è il fratello che accetterà di buon grado l’adozione da parte di una famiglia italiana, uno spiraglio di normalità in un orizzonte altrimenti troppo buio e incerto.
La stessa esperienza traumatica, la guerra e le sue conseguenze, verrà vissuta da ciascun personaggio in maniera differente, ma nessuno di loro potrà fare a meno di sentirsi legato all’altro profondamente.
Un libro toccante e profondo, che può portarci a vedere la guerra come la grande metafora di ciò che di distruttivo può influenzare le vite delle persone, così come un amore malato, un accudimento mancato, un’infanzia tradita. E ci ricorda che nessuno ha mai chiesto di nascere e dove. Tutto accade, soprattutto l’ "inconveniente di essere nati". Poi c’è la vita.
“Per caso sono stata testimone del suo dolore, ed è bastato a unirci.”
“Non accade sempre così? Non è sempre per caso che le persone inciampano l’una nell’altra?”
Laura Ventimiglia