Oliva Denaro - di Viola Ardone
Oliva Denaro è il secondo romanzo di Viola Ardone. Pubblicato nel 2021, è candidato al premio Strega 2022.
Oliva Denaro è l’anagramma di Viola Ardone. Viola è anche il cognome di Franca, la donna cui l’autrice si è ispirata per narrare questa storia.
Oliva vive negli anni ’60 a Martorana, un tipico paesino siciliano in cui la modernità stenta ad arrivare, e in cui il patriarcato fa da padrone. Ha quindici anni, le piace imparare parole difficili e non ha ancora il marchese. Ciò non le dispiace; ha paura di diventare donna perché, come dice sempre sua madre:
«La femmina è una brocca: chi la rompe se la piglia..»
Purtroppo, però, alla natura non si comanda, e così anche lei diventa signorina. Da quel momento in poi, lei sa e capisce che dovrà stare attenta agli uomini, perché potrebbero corromperla da un momento all’altro, quindi deve fare la brava. Tutta la prudenza del mondo, però, non è sufficiente, perché si ritrova oggetto di attenzione da parte di un uomo poco raccomandabile che diverrà il suo peggiore incubo. Infatti, Oliva verrà rapita e sarà vittima di violenza, evento che, per le leggi del tempo, prevedeva poi il matrimonio riparatore tra la vittima e il carnefice.
Sì perché, secondo la legge del tempo, in caso di stupro, una donna avrebbe dovuto obbligatoriamente sposare lo stupratore. Questa legge, strettamente legata a quella del delitto d’onore, è stata abrogata soltanto nel 1981, appena 40 anni fa.
È proprio a questo punto che avviene la svolta narrativa: Oliva, appoggiata dalla sua famiglia, dice NO al matrimonio riparatore e lotta ancora una volta per la sua libertà, così come fece nella realtà Franca Viola ad Alcamo, suo paese di origine.
La ricostruzione che Ardone opera nel suo romanzo è piuttosto fedele alla realtà che visse Franca Viola nel 1966 e, anche in questo caso, le figure familiari e genitoriali faranno la differenza.
Infatti, così come per la donna la ribellione alla sua reputazione di svergognata avrebbe comportato, in un modo o nell’altro, la gogna sociale, anche la sua famiglia avrebbe dovuto subire le conseguenze, talvolta vendicative, da parte della controparte.
Nonostante, infatti, Oliva sia divisa tra una madre conservatrice, attenta ai pettegolezzi e al rispetto che tentava in tutti i modi di ricevere dai suoi compaesani e un padre taciturno e devoto alla sua amata terra, la ragazza non verrà lasciata sola, e questo sarà un grande segnale per la gente dell’epoca.
La figura del padre, in particolare, è caratterizzata in modo molto delicato dall’autrice. Il padre di Oliva è il classico maschio siciliano dell’epoca: poche parole, molti fatti. Un contadino umile e fiero del suo lavoro che, nella parte finale del romanzo, farà da seconda voce alla protagonista, in uno sdoppiamento di voci narrative che ci consentirà finalmente di comprendere appieno il suo pensiero dato che, per via dei suoi silenzi, così poco emerge dalle pagine precedenti, se non attraverso il suo appoggio concreto alla causa della figlia.
È davvero sconcertante quanto questa storia sia ancora così attuale. Ancora oggi, nel 2022, nel futuro, sentiamo quotidianamente storie di donne abusate, uccise dai loro compagni o ex compagni, donne che non solo magari avevo già in precedenza denunciato i loro aguzzini ma che, paradossalmente, vengono esse stesse accusate di essersela cercata, per via di un sorriso o di un abito succinto.
« - Mai ci ho scambiato parola.
- E che vuoi scambiare? Basta uno sguardo, basta un sorriso, femmina che sorride ha detto sì.»
In molte società odierne, la donna è considerata come oggetto di desiderio e di possesso, e non ha ancora raggiunto la propria libertà.
Per questo motivo, è auspicabile un nuovo approccio educativo al rispetto dell’altro/a, che riesca a rendere specialmente i giovani, adulti di domani, delle persone semplicemente umane e che, allo stesso tempo, incoraggi chiunque subisca qualsiasi forma di violenza a dire NO, a fare rumore e a lottare per la propria libertà.
Carla D'Agristina
